La sostenibile ragionevolezza della responsabilità
Torno ora dall'obitorio dove ho accompagnato una dignitosa famiglia a vedere per l'ultima volta il loro caro che non c'è più. Nelle orecchie e negli occhi parole e immagini di grande dolore ma anche di grande compostezza. Una cosa che mi ha colpito molto e che faccio fatica a comprendere, da essere umano, è che in tutta la mattinata non ho sentito una sola parola di rabbia verso chi è stato causa di tanto dolore. E allora io che sono esterna a questo dolore e che ho solo accompagnato per un breve tratto questa famiglia mi chiedo: perchè? Perchè scappare di fronte alle proprie responsabilità? Perchè non fermarsi a soccorrere una persona della cui condizione siamo stati la causa? Sicuramente, e parlo da professionista che si occupa di questa materia, il peso della colpa è diverso da quello della responsabilità, il caricarsi del peso del silenzio in una situazione simile è più pesante e difficile di qualsiasi assunzione di responsabilità e di qualsiasi percorso giuridico si debba affrontare. E' difficile quando si sbaglia assumersene la responsabilità, credo che la ragione principale sia la paura, paura delle conseguenze, del giudizio degli altri o semplicemente paura e basta! E così si scelgono la fuga ed il silenzio, per reazione, ma il peso delle nostre azioni ha una voce che forse gli altri non sentono, ma noi si e questa voce ci segue ovunque andiamo, ricordandoci il carico che portiamo sulle spalle. Ma perchè sopportare un tale peso? Ci giova veramente far finta di niente e riprendere la nostra vita quotidiana, sapendo di avere causato dolore ad un altro essere umano ed alla sua famiglia? Proviamo a metterci nei panni dell'altro che non abbiamo soccorso? Io non ho una risposta a queste domande, ma penso che tutti vorremmo che in questi casi l'attenzione per l'altro e la coscienza non solo civica, ma soprattutto umana, ci portassero a fermarci, a mettere da parte la paura per le conseguenze e ci spingessero a fare tutto quello che possiamo per aiutare un altro essere umano in difficoltà, compreso assumersi le proprie colpe. Questo atto dovuto ci porta, si ad un assunzione di responsabilità che avrà delle conseguenze legali, ma saranno sicuramente più sostenibili di quelle che dovremmo pagare alla nostra coscienza portando il peso del silenzio sulle spalle per il resto della nostra vita.
Raffaella Buzzi
Psicologo -psicoterapeuta - Presidente Associazione Psicologi per i Popoli Veneto