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- Pubblicato Martedì, 08 Aprile 2014 11:20
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L'accattonaggio è un fenomeno molto antico, infatti fin dal Medioevo ha rappresentato un mezzo come un altro per vivere senza obblighi sociali, portando alla formazione di schiere di falsi mendicanti che si specializzarono nell'estorcere denaro con la pietà o l'imbroglio. Dalla metà del Quattrocento, inoltre, hanno fatto ingresso in Europa schiere di zingari che già avevano fatto del vagabondaggio e della mendicità una scelta di vita. Attualmente tale fenomeno è presente in ogni società, anche se bisogna tener conto che vi è sempre una percentuale di soggetti che non riescono o non vogliono integrarsi, per i quali diventa un buon affare abbinare i benefici concessi dello Stato ( sussidi, alloggi sociali, assistenza ecc.) con quelli derivanti da una vita asociale. La mendicità e l'accattonaggio sono spesso diventati una forma di parassitismo puro, con risvolti anche criminali derivanti "dall'utilizzo" di minori molto piccoli sfruttati, con profitti che vanno a beneficio di organizzazioni criminali. Il fenomeno è molto frequente nelle vie del centro storico, ai semafori, nei parcheggi pubblici e dei supermercati, davanti alle chiese, agli ingressi di cimiteri e ospedali e più in generale in tutte quelle zone dove è grande il passaggio di persone. Il problema in Italia ha coinvolto, inizialmente, i piccoli nomadi di origine Rom, allargandosi a quelli marocchini e dell'Est europeo che vengono "affidati" dalle proprie famiglie a organizzazioni criminali che si occupano della loro "collocazione" in Italia. Il fenomeno non è certamente molto gradito ai cittadini di uno Stato ordinato i quali, giustamente, si chiedono perché vi debbano essere in circolazione persone nullafacenti per scelta personale e perché si debbano pagare soldi per l'assistenza se poi l'assistito continua a farsi gli affari propri con comportamenti contrari, molte volte, alla pubblica decenza o illeciti sfruttando bimbi innocenti. Il problema è distinguere i mendicanti per bisogno da quelli che lo sono per scelta interessata per non disperdere le poche risorse disponibili. Le soluzioni non sono facili; non bastano le sanzioni pecuniarie, che probabilmente non vengono mai pagate, ma occorre qualche misura più severa. Per combattere lo sfruttamento dei minori è stato aggiornato l'art. 600 del Codice penale ora definito "Riduzione o mantenimento in schiavitù o servitù". Questa norma punisce chiunque eserciti su una persona poteri corrispondenti a quelli del diritto di proprietà o lo tenga in uno stato di soggezione continuativa, costringendola a prestazioni sessuali o lavorative, tra cui anche l'accattonaggio. La pena prevista è la reclusione da 8 a 20 anni, aumentata di un terzo se i fatti commessi sono in danno di minori. Nella maggior parte dei casi, oltre a perseguire i reati, basterebbe l'allontanamento. Nella nostra Città, in questi giorni, si è assistito ad un concreto sviluppo dell'azione di contrasto del fenomeno dell'accattonaggio. Grazie alle intese operative sul punto, definite nell'incontro del 7 marzo tra i Comandanti delle Polizie Locali di Padova, Venezia, Treviso e la fattiva collaborazione con la Polizia di Stato, si è potuto notificare il primo decreto di allontanamento da Padova, a firma del Questore, di due stranieri di nazionalità romeni. Dette persone erano solite bivaccare sotto il ponte della Tangenziale Nord o sotto il ponte Dalmazia che sono stati oggetto, da parte del personale della Polizia Locale, di sgomberi a causa delle precarie condizioni igienico-sanitarie in cui i luoghi alla fine venivano lasciati.
Istr. Dir.
Pasquato Maria Elena